Hai voluto la bicicletta? Mò Pedala!
No, ma parliamone...
Vogliamo parlare del fatto che sono eternamente in ritardo?
Nata in ritardo di ben 10 giorni, sono sempre vissuta con il dramma dello sfasamento temporale tra il mondo esterno e il mio mondo interno. Insomma per rendervi bene l'idea mi basterà dirvi che per me l'orologio è un oggetto superfluo, lo porto raramente e lo guardo ancor più di rado. Sono innumerevoli gli episodi che mi hanno vista protagonista di figuracce e fraintendimenti accompagnati da corse, corse continue contro quell'odiato ticchettio.
Uno dei miei libri preferiti è Alice nel paese delle meraviglie, ma il personaggio in cui più mi rispecchio non a torto è, non la svampita Alice, anche se il più delle volte il confronto calza a pennello, ma il buffo coniglio perennemente in ritardo.
Tic tac tic tac, che odiosa melodia.
Eppure malgrado ciò, le sue conseguenze sembrano non sortire alcun effetto su di me, e se dagli errori si impara io sono brava ad incassare e ricominciare. Perché se non lo avete ancora capito, io sono fatta così, adoro crogiolarmi, temporeggiare e assaporare ogni attimo con leggiadria e rilassatezza, salvo poi maledirmi tutte le volte che scopro aver perso tempo! Così arrivo sempre in ritardo, sempre ultima, sempre affannata, sempre di corsa.
L'orario di un generico appuntamento è quello in cui sto attraversando l'uscio di casa, così, entro in macchina pensando per tutto il tempo come evitare i semafori rossi, la vecchina che attraversa flemmatica la strada o il principiante con tanto di P stampata in grassetto sul posteriore dell'auto che mi fa da tappo al centro di strada.
La cosa peggiore è confrontarsi con chi aspetta. L'importante è non sciorinare troppe scuse, perché, come dicevano i latini, Excusatio non petita, accusazio manifesta ( tradotto: E' inutile scusarsi, piuttosto, sarebbe meglio marchiarsi a fuoco una lettera R scarlatta di ritardataria!).
I miei amici, oramai, ci hanno fatto il callo e, da quando nel mio gruppo è entrato V., molto più ritardatario di me, per la serie fai prima a raggiungerci domani!, il mio ritardo è solo vecchia storia. Anche se, non vi nascondo, che, per me, continua ad essere più che attuale.
Ecco, per dirvi l'ultima: ieri prendo appuntamento con l'estetista h. 17.15. Alle 17.20 decido che è tardi ed è meglio sbrigarsi, entro in doccia e alle 17.35 sono fuori. Ore 17.50 suono al suo campanello. Salgo in auto per le 19.04, la lezione di fit boxe è già iniziata da 4 minuti.
"Pazienza -penso- tanto oggi è martedì e alle 20.00 ne inizia un'altra".
Peccato siano cambiati gli orari, da settembre alle 20.00 c'è Spinning.
"Beh - dico al mio istruttore - già che son qua, provo questa nuova disciplina".
"E' molto dura, risponde lui, ammiccando".
Non l'avesse mai detto! Mai dire ad un ariete testardo che non può fare qualcosa.
Mi fiondo sulla bike, si spengono le luci, e via, si pe-da-la!
Volete sapere com'è finita?
Aveva ragione Lui, adesso vi scrivo dal mio letto, ridotta ad un ammasso di muscoli doloranti! Adieu!
Vogliamo parlare del fatto che sono eternamente in ritardo?
Nata in ritardo di ben 10 giorni, sono sempre vissuta con il dramma dello sfasamento temporale tra il mondo esterno e il mio mondo interno. Insomma per rendervi bene l'idea mi basterà dirvi che per me l'orologio è un oggetto superfluo, lo porto raramente e lo guardo ancor più di rado. Sono innumerevoli gli episodi che mi hanno vista protagonista di figuracce e fraintendimenti accompagnati da corse, corse continue contro quell'odiato ticchettio.
Uno dei miei libri preferiti è Alice nel paese delle meraviglie, ma il personaggio in cui più mi rispecchio non a torto è, non la svampita Alice, anche se il più delle volte il confronto calza a pennello, ma il buffo coniglio perennemente in ritardo.
Tic tac tic tac, che odiosa melodia.
Eppure malgrado ciò, le sue conseguenze sembrano non sortire alcun effetto su di me, e se dagli errori si impara io sono brava ad incassare e ricominciare. Perché se non lo avete ancora capito, io sono fatta così, adoro crogiolarmi, temporeggiare e assaporare ogni attimo con leggiadria e rilassatezza, salvo poi maledirmi tutte le volte che scopro aver perso tempo! Così arrivo sempre in ritardo, sempre ultima, sempre affannata, sempre di corsa.
L'orario di un generico appuntamento è quello in cui sto attraversando l'uscio di casa, così, entro in macchina pensando per tutto il tempo come evitare i semafori rossi, la vecchina che attraversa flemmatica la strada o il principiante con tanto di P stampata in grassetto sul posteriore dell'auto che mi fa da tappo al centro di strada.
La cosa peggiore è confrontarsi con chi aspetta. L'importante è non sciorinare troppe scuse, perché, come dicevano i latini, Excusatio non petita, accusazio manifesta ( tradotto: E' inutile scusarsi, piuttosto, sarebbe meglio marchiarsi a fuoco una lettera R scarlatta di ritardataria!).
I miei amici, oramai, ci hanno fatto il callo e, da quando nel mio gruppo è entrato V., molto più ritardatario di me, per la serie fai prima a raggiungerci domani!, il mio ritardo è solo vecchia storia. Anche se, non vi nascondo, che, per me, continua ad essere più che attuale.
Ecco, per dirvi l'ultima: ieri prendo appuntamento con l'estetista h. 17.15. Alle 17.20 decido che è tardi ed è meglio sbrigarsi, entro in doccia e alle 17.35 sono fuori. Ore 17.50 suono al suo campanello. Salgo in auto per le 19.04, la lezione di fit boxe è già iniziata da 4 minuti.
"Pazienza -penso- tanto oggi è martedì e alle 20.00 ne inizia un'altra".
Peccato siano cambiati gli orari, da settembre alle 20.00 c'è Spinning.
"Beh - dico al mio istruttore - già che son qua, provo questa nuova disciplina".
"E' molto dura, risponde lui, ammiccando".
Non l'avesse mai detto! Mai dire ad un ariete testardo che non può fare qualcosa.
Mi fiondo sulla bike, si spengono le luci, e via, si pe-da-la!
Volete sapere com'è finita?
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