Selfie o Self?
"Specchio specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?"
Se la cara Grimilde vivesse nella realtà dei giorni nostri, si ritroverebbe a recitare queste parole davanti allo schermo del suo smartphone e, a competere con lei, non troverebbe solo la bella e candida Biancaneve, ma una ciurma di donzelle, la cui immagine amano immortalare, fotografare, filtrare e condividere.
Si chiama Selfie, non è solo uno slang, è un neologismo, una parola nuova a tutti gli effetti e riconosciuta come tale, tanto da comparire nell'Oxford Dictionary.
La sua etimologia deriva dalla parola self il cui significato è ben noto (auto, da sé, io, sé, se stesso).
Insomma questa parola rimanda alla nuova moda di scattare foto a se stessi, tramite la fotocamera dello smartphone o web cam, per poi condividerla sui social, come Instagram o Facebook.
In fondo farsi una foto è più semplice che farsela fare. Io ne sono convinta e lo ribadisco da tempi remoti. Quando, con ancora al collo la mia vecchia macchina fotografica a rullino, dal fotografo, mi ritrovavo a scartare gli orrori scattati dagli amici, che di prospettiva, luce e inquadratura non ne capivano davvero un accidente. Ho sempre pensato che poter visualizzare una foto pre scatto fosse la cosa più utile alla riuscita dello scatto stesso. Vero è che, dall'altro lato della medaglia, ritroviamo pose interminabili, perdita di spontaneità e proliferazione di immagini con soggetti a dir poco fotogenici,sotto il comune hastag #selfie.
Ciao, mi chiamo Lorena e sono selfiedipendente. Siamo in tanti, facciamo parte della generazione 2.0, quella degli smartphone, della condivisione, dei social e, purtroppo, dello sfrenato narcisismo.
Ogni foto condivisa ritrae il giovane 2.0, in una giornata tipo, mentre conduce un'azione tipo. Tutto viene documentato, istante dopo istante: cosa mangia, come dorme, quando sorride, se lava i denti, cammina, cambia outfit, un nuovo paio di scarpe, le sue dita, un nuovo brufolo sul mento...
Prima di certo non era così. Mancando l'immediatezza, che la nuova tecnologia consente, la condivisione aveva aspetti meno narcisistici, più privati/discreti.
Anche se ci sono immagini che documentano selfie risalenti all'era pre smartphone, quelli moderni hanno tutto un altro aspetto. Meno seri, meno impostati, decisamente più coloriti e vivaci, alle volte fin troppo seducenti e molto spesso dementi.
Autoscatti allo specchio. Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Selfie |
Fatto sta che la diffusione del selfie rispecchia l'immagine dei nostri tempi, come una cartina tornasole indica il ph dell'ambiente in cui è posta, e il nostro ambiente indica, senza ombra di dubbio, un'elevata presenza di ph a contenuto narcisistico.
Se da un lato la voglia di mostrarsi ai propri sostenitori, fan, followers diventa un modo per umanizzarsi, vedi le celebrità, che non risparmiano se stessi e i loro lati meno celebri attraverso scatti a volte troppo imbarazzanti. Dall'altro mostrarsi ai propri amici e parenti attraverso scatti non proprio decenti, diventa un modo per dichiarare a tutti la propria spudoratezza, senza filtro alcuno, eccetto quelli che, aggiustando luci e ombre, rendono i nasi meno grossi, la pelle meno spenta e, tutto sommato, noi meno brutti.
Non trovo condannabile il fatto di mostrare se stessi, le foto, se sono belle, hanno tutto il diritto di essere scattate e, se vogliamo, pubblicate. Alle volte, però, la nostra immagine viene inflazionata, mi rendo conto, sono io la prima che se lo sente ripetere dagli amici, tutte le volte che vedono comparire una nuova foto in bacheca.
Ció che non quadra è quando il selfie non è più selfie. Cioè quando, attraverso l'autoscatto, rimandiamo un'immagine falsata di noi, e qui i filtri non c'entrano. Amaro, valencia, hefe, sono tutti aiuti che diamo alla nostra immagine, e non trovo ci sia nulla di sbagliato nel volerci migliorare, rendendo i nostri connotati un po' più delicati, luminosi, azzerando, a volte, difetti evidenti. Il punto è che, molto spesso, l'immagine che di noi risulta è fasulla, ritraendoci come delle stars, facendo credere di noi stili di vita inesistenti, configurandoci in una realtà che agli occhi esterni risuona comunque fittizia, fatta solo di sorrisi, cibo e divertimento.
Così siamo una copia grottesca di noi stessi. Una copia che non riconosciamo nostra, quando non la leggiamo attraverso lo schermo di uno smartphone.
Ma ci piace essere così, credere di essere diversi, più belli, più felici ed ogni like diventa non solo un mi piace alla nostra immagine, al nostro outfit, alla nostra acconciatura, ma alla nostra autostima. E' più un'approvazione, quella sociale, quella degli altri, quella di cui abbiamo più bisogno per sentirci in pace con noi stessi.
Visto così il selfie non è solo il trend del momento, rischia di diventare una difesa al nostro self. Un filtro che applichiamo a piacere sulla nostra vita per colorarla un po' di più, renderla accattivante, pulirla dai difetti che, poi, difetti non sono, semmai luci e ombre della vita vera.
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