È come andare in bicicletta.



" È come andare in bici ".


Si dice così di una cosa talmente facile da risultare quasi automatica.


Come tornare in pista dopo una lunga storia e lasciarsi andare. Non soltanto ai sentimenti. Quelli li metti da parte i primi momenti, non ci pensi. Come non pensi sia prioritario cambiare le marce durante la pedalata. Pensi solo che devi montare in sella e partire. Cercare almeno di ricordarti come si fa, a tenere l'equilibrio, a frenare senza cadere, a tenere la strada.


E se andare in bici fosse tutt'altro che semplice?


Ne ho avuto la prova.


Ero lì poggiata sul sellino, in bilico sulle punte dei piedi (dovete sapere che quando si è alti meno di 160cm, si sta sulle punte, quasi sempre.)


Dicevo, ero lì, che provavo a darmi lo slancio sul pedale per partire e sentivo solo qualcosa bloccarmi i muscoli delle gambe. Nel frattempo, la coordinazione motoria veniva meno e, insieme a lei , il coraggio di provare. Stavo lì, bloccata e rigida, a chiedermi cosa mi impedisse di avanzare.


La paura credo. Di cadere, di farmi male, di non riuscire a tenere l'equilibrio.


Eppure come si fa ad aver paura di un gesto così familiare e automatico?


E stavo lì ferma a fissarmi i piedi e a chiedermi il perché avessi così tanta paura.


Me lo chiedo in realtà tutte le volte che mi trovo a fare qualcosa per la prima volta, dopo tanto tempo e, anche se so di esserne capace, la paura resta.


Credo sia lo stesso blocco che ultimamente mi trovo a sperimentare con gli uomini.
Quella difficoltà iniziale che non ha niente a che fare con il sesso in sè.
Quello è come pedalare e non è la parte difficile. Il punto è darsi il coraggio per spingere sul pedale e montare in sella.


Spesso la familiarità di una relazione ci rende sicure, ma fuori da quei confini protetti, quando sei faccia a faccia con un lui diverso, una situazione diversa e un approccio diverso subentra la paura del mettersi in gioco di nuovo. E tutto quello che precede un gesto naturale e familiare come un amplesso, ti risulta tremendamente difficile. Allora stai lì, davanti a lui, come davanti a quella bicicletta, continui a fissarti i piedi, a controllare ogni tua mossa, ripeterla in testa, cercare nella memoria la sequenza comportamentale appropriata.
Ma dura un attimo.
Poi trovi che non è così complicato.
Togliersi i vestiti non è la parte più difficile. Trovarsi nudi, pelle contro pelle non ha nulla di complicato. È quando scopri il cuore che tutto si fotte. È li che sei davvero nuda. Quando ti trovi sola con lui, e ad ogni battito, la senti quella maledettissima paura, di esserti lasciata troppo andare. Sei in discesa, senza freni e hai appena tolto le mani dal manubrio, è un attimo e ti schianterai, lo sai. Ed è troppo tardi, perché oramai riprendere il controllo della strada ti farà cadere comunque.


Che poi nessuno te lo dice che, per quanto tu possa tenere il manubrio, pedalare, e stare sul sellino, non sai mai se nella strada troverai una buca, il terreno sconnesso o un intralcio qualsiasi. La strada la puoi solo percorrere cercando di non cadere, ma se cadi, evitare graffi, tagli e ammaccature non fa parte del gioco.
Quello che ti capita mentre pedali non lo puoi decidere. Puoi decidere il percorso. Ma non eviti le cadute.


Puoi, se lo vuoi, una volta a terra, decidere di rialzarti.


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