Pretendiamo oggi il nostro pane quotidiano.
Ore 21.00.
Arrivo trafelata, come sempre, alla fine di una lunghissima giornata. Sono in coda in attesa del mio turno.
Due anziani prima di me rivendicano animatamente e con pignoleria il diritto ad avere la pagnotta "perfetta, croccante, non troppo cotta e che non pesi più di 200gr".
Così, mentre sono in attesa di chiedere, svogliata e stanca, i miei soliti 4 panini X, sfusi, mi soffermo a riflettere e giungo alla conclusione che nella vita esistono due tipologie di umani: i rompiballe ed i pazienti.
Insomma c'è chi non é nemmeno consapevole di quanto sia esigente, al limite della rottura di balle, tanto vuole e tanto esige di ottenere, allora mi sono chiesta perché c'è chi, come me, chiede ciò che vuole, cercando di fare il possibile per comprendere la stanchezza di chi sta dietro il bancone e non disturbare.
C'è chi morde per avere e chi sorride accontentandosi.
Naturalmente questo tipo di atteggiamento ce lo portiamo dietro in una moltitudine di situazioni, escluse quelle relazionali di qualsiasi voglia genere e forma.
Naturalmente questo tipo di atteggiamento ce lo portiamo dietro in una moltitudine di situazioni, escluse quelle relazionali di qualsiasi voglia genere e forma.
Chissà perché non siamo così esigenti anche nelle relazioni.
Soprattutto noi, donnine. Rompiballe all'ennesima potenza quando si tratta di scegliere un vestito, ma mai, dico mai, nella scelta del nostro partner.
Se ci pensate bene, tutto l'affanno che spendiamo nella scelta di quegli stessi indumenti che due attimi dopo giacciono sparsi sul pavimento come i pezzi sparsi di un disastro aereo, mentre tu e lui superstiti ansimate sul letto nudi come vermi, non valgono davvero la fatica.
Insomma, dicevo, il più delle volte, tendiamo ad assumere un atteggiamento fortemente passivo davanti al lui di turno.
Ci troviamo disposte ad accettare compromessi imbarazzanti, con personalità anaffettive, egoiste, opportuniste. Nelle relazioni ci pieghiamo, ci costringiamo ad essere quello che non siamo, cambiando alle volte parti di noi, adattandoci camaleonticamente a chi non è disposto nemmeno a darci un minimo di rispetto.
Nelle relazioni non badiamo a nulla che non sia il nostro istinto primordiale. Così è come fossimo davanti a quel bancone, a fissare mafalde, gemellini, scacciatelle, senza badare a nulla che non sia la fame, per poi magari tornare a casa e addentare un panino dell'altro ieri, poco cotto e con esubero di mollica.
Ci troviamo disposte ad accettare compromessi imbarazzanti, con personalità anaffettive, egoiste, opportuniste. Nelle relazioni ci pieghiamo, ci costringiamo ad essere quello che non siamo, cambiando alle volte parti di noi, adattandoci camaleonticamente a chi non è disposto nemmeno a darci un minimo di rispetto.
Nelle relazioni non badiamo a nulla che non sia il nostro istinto primordiale. Così è come fossimo davanti a quel bancone, a fissare mafalde, gemellini, scacciatelle, senza badare a nulla che non sia la fame, per poi magari tornare a casa e addentare un panino dell'altro ieri, poco cotto e con esubero di mollica.
La fame verrà placata, ma il giorno dopo? Ci resterà sullo stomaco quel farinaceo senza né arte né parte.
E' una lotta impari. Tra noi, il nostro istinto e quel maschio senza "crosta". Si tratta di due soggettività diverse. Esigenze opposte. Bisogni differenti.
Succede così, che il giorno dopo, hai un gran mal di pancia, ma hai ancora fame. Succede che quel panificio è sotto casa, è comodo, ti ci sei abituata e, in fondo, ti piace.
Allora ti piazzi davanti al bancone e questa volta sei decisa a non farti fregare, chiedi il pane fresco, scegli accuratamente la tipologia che più ti aggrada, e non ti fai fregare solo dalla fame.
Così torni a casa e questa volta il mal di pancia del giorno dopo non è per il pane scadente, ma perché ne hai mangiato troppo, perché era buono, perché alla fine la fame, insieme al gusto ti hanno comunque presa in contropiede.
Ecco. Mi sono fatta prendere dalle mie metafore. Mi sono accorta di parlare di un uomo come fosse un panino. Il punto è che la verità è una: le relazioni ci rendono essenziali. Le relazioni ci fottono le ambizioni. Le relazioni ci servono come il pane. E il problema nasce dal fatto che accontentarsi di un tozzo di pane è più facile, alle volte, quando sei sola a casa e non hai voglia di imbandire un pranzo pretenzioso.
Rieccomi con le metafore!
Sapete qual è la morale di tutta questa manfrina? Che la lotta impari tra uomo e donna vede sempre un vincitore e un vinto. Ti accorgi di essere tu ad aver perso quando guardandoti allo specchio vedi un riflesso diverso e capisci che non sei più tu, ma quello che sei diventata trasformandoti per qualcun altro. Allora è lì che decidi che è arrivato il momento di ritrovare quella che eri o, semplicemente, fare i conti con quella che sarai. Ci vorrà tempo, anche se nessuno te lo dice questo, ci vorrà un mare di tempo prima che questa consapevolezza faccia capolino, su quello specchio.
E, insieme ne arriverà un'altra: gli anziani, al panificio, davanti a te, saranno stati come te, un tempo, solo che, dopo una vita di panini indecenti, arriva il momento in cui, o decidi di rompere le balle e pretendere al giusta pagnotta o ti accontenterai tutta la vita di briciole e "muddica".
Perciò esistono due tipi di persone: chi si accontenta e si lamenta e chi pretende il giusto pene pane e gode.
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