Qualcosa è cambiato, si chiama FITBOXE.
"Qualcosa è cambiato", diceva un film con Jack Nicholson.
Io dico che "Tutto è cambiato".
Sabato mattina mi sono svegliata molto presto, erano le 7.00 e il sabato mattina, per me, le 7.00 è alba. Ho affrontato la pioggia, una pioggia torrenziale, di soli 10 minuti, che sono bastati a ridurmi una pezza. Ho portato a spasso delle occhiaie da paura, una faccia da zombie e il capello arruffato e sconvolto di chi non ha dormito tutta la notte.
L'ho fatto per partecipare, non certo ad un evento fashion, signori, non certo per sgomitare davanti Zara all'inizio dei saldi, e nemmeno per prendere un aereo e raggiungere chissà quale località vacanziera.
No, signori belli.
Sabato mi sono svegliata dopo un venerdì da leoni, con una faccia da pecorella smarrita, infilato un paio di jeans, una felpa e le mie nike, roba che un outfit così nemmeno in gita scolastica alle medie, o forse si, anzi, credo che l'ultima mia apparizione in pubblico in questo stato risalga proprio a quel Medioevo.
Dopo essermi trascinata giù dal letto ed essermi conciata in tal modo, borsone in spalla, ho affrontato una pioggia monsonica, una tempesta in vero stile tropicale, che, naturalmente, si è placata non appena arrivata davanti la palestra.
Cosa?
Mi chiederete cosa ci facevo davanti la palestra di sabato mattina alle ore 8.00?
Cavoli, me lo sono chiesto pure io! E qui sta il cambiamento! Perché Lorena 3 anni fa non avrebbe mai associato palestra, sabato, e soprattutto 8 di mattina nello stesso periodo, nella stessa frase, nella stessa giornata. Eppure si cambia.
Così, dicevo, sabato mattina, posteggiavo la mia auto davanti la palestra, affondati i piedi in due tre pozzanghere, mi dirigevo all'appuntamento con la "classe" di fit boxe. Il programma prevedeva colazione e partenza verso Palermo per partecipare ad una convention organizzata dall' IBFF, la federazione italiana di Fit Boxe.
16 partecipanti, un pulmino fatiscente, un viaggio della speranza.
Fantozzi e il ragionier Filini mancavano all'appello, ma tutto il resto faceva pensare esattamente ad una vicenda comica dello stesso stampo. Dopo ben tre ore di posture costrette, urla adolescanziali, caciara da gita scolastica e facce dormienti, abbiamo messo piede a Palermo. La convention si teneva presso un albergo a 4 stelle degli anni 70, dopo una breve perlustrazione del luogo, sistemazione approssimativa e rifocillamenti vari, finalmente è iniziata la parte meno stancante di tutta l'impresa, ovvero le 2 ore di fitboxe.
E credetemi sulla parola se vi dico che quelle due ore sono state sul serio la cosa più riposante di tutto il viaggio. Questo è proseguito per altre 3 ore di ritorno verso Catania, durante le quali per buona parte del tempo non potevo non pensare al fatto che era sabato sera e io mi trovavo in viaggio su un pulmino di ritorno da una convention sportiva, io che, solitamente, il sabato sera, a quell'ora, pratico un unico sport: i trecento cambi outfit davanti allo specchio, in soli 30 minuti. Record imbattuto, vi assicuro.
Insomma, il fatto è che stento a credere di essere io quella con i postumi dell'acido lattico, e non di un vodka martini.
Stento a vedermi sorridere ripensando a questo viaggio fatiscente con dei compagni di viaggio matti da legare.
E sono qui, dolorante, con un paio di fasce nuove che non vedo l'ora di indossare.
Ho scelto il mio sport. Ho scelto la fit boxe. O forse è lei, che un pomeriggio di ben 3 anni fa, ha scelto me.
Sono cambiata. Ed è uno dei cambiamenti più belli che mi potessero mai accadere.
Commenti
Anch'io da 3/4 anni sono fitboxe dipendente! :-)
Il pensiero di stare lontano dal mio istruttore, comunque, mi intristisce più di tutto ahahaha
Robi
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