Ci siamo disabituati?



Ciao.
Ho detto ciao!
Vi sembra scontato, ovvio, gentile?
Beh, per molti non lo è.
Vi confesso una cosa: la sacralità del saluto è stata profanata!

L'origine  di questo gesto si perde nel tempo, ma arrivati  nel 2012 sembra quasi un surplus.
Le avete mai notate certe facce attonite post saluto inaspettato?
Io si,  tutte le volte che accenno un "Buongiorno/Buonasera" entrando in un negozio, un "ciao" scontrando le stesse facce in palestra, un cenno con la mano , un sorriso, e vengo ricambiata molto spesso da facce stralunate, silenzi e indifferenza.
E sapete perché? Perchè ormai non se lo aspetta più nessuno, e pensare che "il saluto non si nega a nessuno" recita un detto.
Se siete stati all'estero avrete notato una notevole differenza legata a questo rituale, che oramai è diventato rarità.
Tra i miei ricordi da bambina, c'è un viaggio meraviglioso che feci con la mia famiglia in Svizzera, da quel luogo insieme alla cioccolata e ai paesaggi verdi  portai con me il ricordo dei suoi abitanti e della loro educazione,  loro il saluto lo inflazionavano proprio.
Tornando alla mia città e ai giorni nostri, le cose vanno diversamente.
Non parlo chiaramente del saluto tra cari amici, ma tra conoscenti e frequentatori abituali di uffici, luoghi pubblici  pianerottoli condominiali. Insomma, i saluti di cortesia ed educazione che finiscono là, non pretendono altro che un altro saluto e nulla più, mica una proposta di matrimonio o un invito a cena.  Il saluto viene interpretato da molti come un'invasione di campo. L'invasione di un confine che non siamo più abituati a oltrepassare, è come se tendessimo a difendere con i denti quello spazio privato che ci separa dagli altri, blindandolo completamente.
Lo spazio che ci separa dagli altri è chiaramente, oltre che uno spazio fisico, anche, e soprattutto, uno spazio mentale che noi imponiamo a noi stessi e a chi ci sta accanto, dettando, così, le nostre regole relazionali.
Queste distanze  sono direttamente proporzionali alla relazione affettiva che ci lega al prossimo: con i nostri amici, fratelli, parenti, partner sono sempre più ridotte, con i conoscenti ed estranei queste distanze si fanno via via più grandi. Ma la distanza mentale può essere ancora più estesa fino all'evitamento.
"Le distanze ci informano che siamo fragili... " cantavano le Vibrazioni.
Il fatto bizzarro che ricambiare un saluto ci viene così difficile tanto che  è diventato raro, quanto trovare un posto non blu in centro, ci informa che forse ci siamo davvero disabituati. Oppure ci siamo abituati a tenere troppo distanti gli altri, fino a risultare maleducati.
Ma non è che per caso stiamo diventando un pò troppo antisociali? Non è che per caso ci siamo abituati così tanto alle relazioni virtuali da aver perso di vista il comportamento vis a vis?
Non fraintendetemi, amo relazionarmi con voi, amo il mondo virtuale che i social network hanno creato, perchè in qualche modo hanno allargato la rete di conoscenze che seppure virtuali, molto spesso si trasformano in  amicizie in carne ed ossa, ma amo allo stesso modo la "fisicità",  l'emozione immediata che danno due occhi che si incrociano, due mani che si toccano ed è per questo che io non mi sono ancora disabituata a sorridere e salutare la gente aldilà di un monitor.

xoxo BYE!

Commenti

Sara ha detto…
Hai assolutamente ragione! Il saluto ormai è diventato quasi raro! Per me è anche una questione di gentilezza ed educazione! Ad esempio, non sopporto proprio le commesse dei negozi che, spesso, anche stando lì, nella cassa vicino all'entrata senza fare nulla, non considerano nè salutano i clienti che entrano! Mi sembra un comportamento un po' sgarbato.. Insomma, un semplice ciao non costa nulla ^^
Serena Wanders ha detto…
Ma che bel post!
Concordo con te ^_^
Quindi...ciaociao :D

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