Vorrei ma non posso!
No!
E' la prima parola che apprendiamo, dopo mamma e papà.
Serve ad affermare noi stessi, perché, attraverso il No, definiamo esattamente ciò che vogliamo, chiarendo agli altri i nostri desideri e bisogni.
Per un bambino imparare a dire no e a tollerare il no di un genitore diventa importantissimo per la propria identità.
All'inizio è un no categorico rivolto a tutto e a tutti, poi, pian piano, crescendo, cominciamo a selezionare i momenti, i luoghi e le persone cui dire no. E quel no comincia a riflettere maggiormente chi stiamo diventando e chi siamo diventati.
Insomma, il no è come dire: "Eccomi, ci sono anche io". Perché dire si, accondiscendere, è troppo semplice al fine di farsi accettare, stimare, voler bene.
Non a caso l'opposizione, tipica del ribelle, è sinonimo di grande e forte personalità.
Nella mia personale esperienza ho incassato tanti di quei no da poterci erigere muraglie, mentre dall'altra parte continuavo a dire si.
I miei si erano goffi tentativi per farmi largo nel mondo. Molto goffi a dir la verità perché finivo sempre con l'essere insoddisfatta di aver mascherato quella che io ero davvero, quella che dietro quei si avrebbe urlato enormi no. Giganti. Con tanto di megafono e Viva la Revolucion stampata sul petto.
Cosa significa questo? Ammissione di fragilità? Può darsi.
-Confesso vostro onore: la mia autostima vacilla e ho una predisposizione all'influenza del giudizio altrui.-
Notarlo, accettarlo e mettersi in moto per cambiarlo è un grande passo verso il volersi più bene.
Questo per dirvi che oggi mi sforzo di essere più assertiva, di comunicare i miei bisogni e assecondare me piuttosto che gli altri.
Mi sforzo, certo, ma non sempre ci riesco. Soprattutto quando dire no significa lasciarsi qualcosa o qualcuno alle spalle. In quel caso il no diventa un imperativo che implica uno sforzo sovraumano, perché lo sappiamo tutte e tutti che quando c'è di mezzo un sentimento, che ci ha ferite, l'unica cosa da fare è chiudersi in una fortezza e buttare la chiave piuttosto che inviare il trecentesimo messaggio o prendere un aereo verso il "chissà magari sto facendo una cazzata, anzi sicuro".
Allora scrivo, come faccio sempre quando penso troppo, e in questi giorni sto davvero esagerando. Rumino come una mucca mentre vorrei ingoiare ogni singolo pensiero.
E mi chiedo: voi davvero come fate? Non tutti voi, ma quelli che tra di voi amano qualcuno e si trattengono dal farlo per motivi estremamente razionali. L'amore non dovrebbe essere tutto fuorché raziocinio? Non dovrebbe farti fare tutto, anche di più?
Allora perché ci poniamo mille domande, sguazziamo nel dubbio di fare o non fare la cosa giusta?
Io voglio fare anche la cosa sbagliata, mille cose sbagliate, pur di vivermi un amore che credo giusto.
Vorrei.
Ma non posso.
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