Barilla o B(ar)alla?


Mi era venuta in mente l'idea di farmi due pennette al pomodoro, poi ho aperto la dispensa e ho visto lei, la pasta incriminata! E mi son venuti i sensi di colpa.
Quel pacco di pennette Barilla continuava a guardarmi e io continuavo a pensare che il suo proprietario aveva appena detto una serie di idiozie tali da non meritare più di esser chiamato il signor Barilla, nè di vivere nel Mulino bianco, nè di rappresentare la famiglia italiana.
Poi mi sono detta, sempre davanti a quel pacco di pennette, che, in fondo, la famiglia italiana, quella del mulino bianco, quella fatta di sorrisi, colazioni serene e tanto amore forse non esiste. E di fatto, ad oggi, nel mulino bianco ci vive Antonio Banderas con una gallina.
E allora mi sono chiesta se tutto il putiferio nato sul web, da stamane, non fosse solo un pretesto per parlare ancora una volta di omosessualità e omofobia.
Gli scivoloni li fanno tutti e le cazzate le dicono tutti, il signor Barilla, oggi, è sceso dal Monte Bianco su un sacco di spazzatura e ha tirato con sè una valanga di cose dette senza cognizione, o forse no?
Forse da un uomo che lavora nel marketing da una vita te lo aspetti che, impavido come pochi, si lanci senza Bob, fracassandosi il deretano per la voglia di un sadico spettacolo ad impatto megalomane, oppure, ti aspetti anche, che possa aver detto una cosa idiota  all'interno del contesto sbagliato.
Il fatto è che un tema del genere è talmente delicato che, maneggiarlo con cura, non basta a proteggerlo da urti fatali. Come lo prendi prendi può far male e farsi male, lasciare spazio a fraintendimenti, cadute di stile ed esplosioni improvvise.
Così, boicottare il marchio, diventa, poi, un pretesto per parlarne e toccare l'argomento, ancora una volta, un nuovo tentativo per maneggiare la "bomba".
Non che se ne parli troppo, anzi, trovo che se ne parli troppo poco, o troppo, nei contesti sbagliati, tipo questo.
Qui parliamo di boicottare la pasta barilla, e tutte le volte in cui boicottiamo la dignità delle persone, degli omosessuali, etichettandoli, marchiandoli come fossero merendine, che possono piacere o meno e in cui cercare il difetto di fabbrica? Lì nessun fervore, nessuno sbigottimento! 
Nella vita, per le strade, tra la gente, a scuola, nella solitudine di persone discriminate per il solo fatto di orientarsi verso direzioni diverse, nella bussola comune dell'amore e della sessualità, lì cade il silenzio, lì nessuno boicotta il meschino discriminante, nessuno boicotta il silenzioso disprezzo, che non passa attraverso una dichiarazione o una pubblicità, e nemmeno attraverso un pacco di pasta. Il disprezzo di cui parlo passa attraverso uno sguardo, un rifiuto, un atto di misconoscimento, che annulla all'istante l'identità della persona facendolo sentire diverso, o addirittura facendolo sparire.
Sinceramente io delle stupide dichiarazioni di un uomo di marketing non me ne faccio nulla, non mi toccano e non mi allarmano; delle mute dichiarazioni della gente comune, invece, rifuggo e ho paura, così,  è a quelle che dirigo il mio boicottaggio, è verso quelle che lancio la mia sfida.
E adesso scusate, vado a  calare la pasta. 
Passo e chiudo!

Commenti

Anonimo ha detto…
Io penso che ci sono problemi ben più grandi di un uomo che ha aperto bocca dicendo la sua. Sbagliando, magari. Ma comunque una sua opinione. Se ci impuntassimo tutti su banalità del genere, non si andrebbe più avanti.
Ne vale la pena?

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