E se il #Fertilityday diventasse il #fanculoday?
Così si concludono, più o meno, tutte le favole.
Così iniziano tutte le nostre aspettative irreali sugli uomini.
Siamo bambine a cui hanno inculcato l'idea malsana che abbiamo bisogno di un uomo che ci salvi dalle nostre insicurezze, dalle nostre giornate no, dai nostri pianti e dai nostri ormoni.
Siamo bambine a cui è stato detto che il lieto fine andava sognato accanto ad un principe che ci portasse in salvo dalle nostre paure, delle insidie dei nostri malumori, dal nostro essere dolcemente complicate.
Siamo bambine, cresciute, e ad oggi dobbiamo fare i conti con principi terrorizzati più di noi.
Loro se ne stanno nascosti dietro lo schermo di un cellulare, che usano malamente, goffi e gonfi di ego e di steroidi, alla ricerca di principesse da portare a cavallo una notte, per poi sparire dietro la paura di impegnarsi, dietro l'incapacità di amare, dietro il terrore di una relazione.
Così ci si incontra, ci si scontra all'interno di incontri avvelenati dal sesso facile.
E in un infinito tango di passi avanti e passi indietro, per mantenere l'equilibrio del non affezionarsi l'un l'altro, ci si dimentica di innamorarsi.
Perché è così che vanno le cose in questa favola moderna.
Siamo moderne Cenerentole di fronte alla Lorenzin, che messi i panni di fata madrina, ci ricorda di affrettarci a far figli, perché i rintocchi della nostra fertilità stanno raggiungendo la mezzanotte e l'incantesimo di una famiglia potrebbe esaurirsi.
Senza un lavoro poi, che stiamo a fare? Due cuori, una capanna e un bambino morto di fame?
Chè io ho una laurea, un'abilitazione e lavoro tre giorni si e un mese no.
Cara ministra, piuttosto che promuovere un perentorio #Fertilityday non sarebbe meglio favorire un #Jobday all day?
Un no alla disoccupazione giovanile, magari.
Una proposta di legge che agevoli l'entrata nel mondo del lavoro prima degli ottant'anni?
Chè il #Babyday magari arriva in modo naturale.
Nell'attesa, il #Fanculo day mi sembra il più appropriato.
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