Caro Inconscio, io scrivo.



"L'unico tiranno che accetto è la voce silenziosa dentro di me."


A detta dei sogni fatti stanotte, la mia è una voce parecchio tirannica.
Ho fatto due conti e il mio inconscio, oramai, credo non mi tolleri più. A cadenze mensili prova a ribadirmi, in tutti i modi, che la nostra relazione è arrivata ad un punto di non ritorno e ha ben pensato di stabilire delle regole per tentare di farla funzionare, ancora per un po', insomma, almeno finchè morte non ci separi. Anche perché non credo che il mio sia un inconscio "new age". Lo faccio più tradizionalista di quanto non sembri, perciò, a meno che questa storia delle reincarnazioni non sia vera, ma vera sul serio, la nostra liaison avrà un termine, quello del mio corpo. 


Insomma, sempre lì a dilungarmi in chiacchere! Ma che posso farci. Il mio silenzio stampa è un silenzio apparente. In realtà il mio cervello cammina sempre, anzi, corre sempre e, anche se non vi scrivo qui tutti i giorni, quei torbidi pensieri che partorisce ora dopo ora, si accumulano in modo seriale e ossessivo. Così, una volta rimesse le mani sulla tastiera, il flusso di minchiate pensieri alla Joyce si accavalla come una mareggiata tzuamica.


Tornando alla citazione di cui sopra direi che Ghandi la sapeva lunga e io non posso che prendere a prestito le sue parole più che mai oggi.

Oggi che ho un inconscio da ascoltare. E sapete quanto costa ascoltarlo? Sarebbe meglio sopprimerlo, ma comincerei a delirare, probabilmente. Ah, credevate lo stessi già facendo? Burloni!

Lo so che parlare di inconscio non è cosa facile, specie per i più che tra di voi non hanno navigato le complesse acque della psicologia come me. Naturalmente non è mia intenzione sottoporvi ad alcuna lezione al riguardo, anche perché, chi sono io per ammorbarvi su quell'intricatissimo mondo sepolto, fatto di rimozioni, pulsioni, angoscianti eventi emotivi e chi più ne ha più ne metta, che fanno da substrato alla vostra apparente vita nevroticamente felice?

Beh, sarei una psicologa, ed è per questo che vi risponderò con un'altra domanda.
Avete mai provato ad ascoltarvi davvero? Avete mai provato a immergervi nei substrati della vostra mente. dei vostri ricordi, delle vostre emozioni per capirne un po' di più? Di cosa? Di voi stessi. 
Eh. Lo so. Il più delle volte si scappa a gambe levate. Urlando anche. 
Si si. A volte la corsa finisce in un bicchiere di vino, in un comportamento alterato, in un pensiero fisso e ossessivo.
Beh, sapete che da soli non è certo facile raggiungere il traguardo. Per questo esistono dei Coaches, figure professionali adeguate, ovvero psicologi e psicoterapeuti. 
Presente! Eccomi!
Bene. Anzi Male! Perché la situazione si complica quando a correre è una psicologa, che vorrebbe fare tutto da sé. 

Non voglio certo peccare di presunzione, benchè mai dipingermi come la nuova psycho di questo millennio, ma, se mi seguite e mi avete letta negli ultimi anni, saprete che la mia non è una testolina facile, solo solo perché per esprimervi un concetto banale, utilizzo una quantità di parole tali da fare giri immensi e poi tornare ( grazie Venditti!) senza aver detto praticamente nulla. 
Ma ditelo che mi adorate lo stesso!

Tornando a questo maledettissimo fardello psichico che mi ritrovo, il fatto è uno e palese: 
h.5.00 di questa mattina, sonno interrotto e mai più ripreso. 
La colpa la darò per metà al caldo infernale percepito all'interno della mia stanza e per metà a sogni intricatissimi, complessità "da 100 a Inception", che a pensarci bene, caro Freud, Christopher Nolan batte la tua teoria dei sogni uno a zero, palla al centro per Di Caprio.

A questo punto vi chiederete il senso di questo post.

Apparentemente nessuno. 
E' stato un sogno? 
Vi sentite angosciati tanto quanto me all'alba di questa mattina? Non credo. O meglio vi auguro di no, altrimenti avreste già bevuto 4 caffè, ripensato agli ultimi anni della vostra vita, avreste pianto, mangiato un gelato, ( vabbè, caxxo, dovevo pranzare!) chiamato a raccolta i mostri nella vostra testa e, dopo averli ammoniti, uno ad uno, avreste pensato bene di comunicarlo sul blog quanto siete psicopatici/che.

Poi pero' vi sareste sentiti/e meglio. 
Perché scrivere per me è fare ordine. E fare ordine rimette al posto giusto le cose. Anche i mostri.


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