IO NON SONO UNA GIAPPONESE!


Eccoci qua! 
7 gennaio.
Sono finite queste interminabili feste, Marlena non è ancora tornata a casa ma tutti siamo tornati alla vita ante Natale.
Un po' la invidio questa Marlena. Tutti la cercano e lei se ne sta beata chissà dove.
Oggi è lunedì e io con un raffreddore insopportabile ho deciso di darmi da fare per far sparire anche l'ultimo segno di queste festività. Non fraintendetemi, non datemi della solita guastafeste, però dopo un po' a me le cose annoiano. Non so dirvi perché ma alle abitudini più radicate come le sigarette, dall'altro ho sempre avuto un'impellente necessità di cambiare. Lo stesso status di immobilità sospesa mi fa drizzare sulla sedia come fossi su quella elettrica.
Oggi ho una strana frenesia, probabilmente sarà il ciclo che arriva. Si sempre lì cadiamo noi femminucce, o forse questo è l'alibi che ci creiamo per giustificarci.
Ma di cosa poi?
Di stati emotivi traballanti? Io più che giustificarli vorrei risolverli e invece oggi mi sembra che la mia testa voglia esplodere, talmente piena di pensieri, come una coca cola agitata troppo ma ancora sigillata sul tappo. Potrebbe esplodere.
A cosa penso? Beh se ve lo dicessi sarebbe come svitare quel tappo e poi chi mi aiuterebbe a ripulire tutti quei pensieri schizzati ovunque e con quel senso di appiccicaticcio sul pavimento?
E poi io riesco a controllarmi. A volte troppo, e credo sia questo il punto.
Sono stata abituata a studiare certe dinamiche, che si alternano tra eccessivo controllo e mancanza totale dello stesso.
In un caso e nell'altro: Hudson abbiamo un problema!
Ma come si fa a trovare un equilibrio perfetto? Ecco, altra parola chiave. Ho scoperto di aver sempre inseguito un ideale di perfezione, fin quando un giorno mi sono svegliata e guardandomi bene attraverso lo specchio ho visto che in questi anni avevo compensato me stessa nell'inseguimento utopico di questa strana mania.
Ci sto lavorando, perché, signore e signori, udite bene: non possiamo controllare un bel cazzo. No nemmeno quello!
Poi ho capito tanto altro, ad esempio che questa idea che ho di me si sfracella tutte le volte che non posso davvero controllare nulla e lì Lorena cade, come quella bottiglia, e cadendo, nel frattempo, si agita ancora di più.
Sapete? Nel momento stesso in cui sto scrivendo mi rendo conto che forse sto pian piano svitando quel tappo, allora la pressione si abbassa e sebbene mi renda conto che realmente non sto parlando con voi, che voi non state, probabilmente, capendo nulla, io sento che non mi importa molto, in fondo io scrivo soprattutto per me. Concedetemi questo sano egoismo, catartico,soprattuttocatartico, e scegliete se provare a capirmi o chiudere adesso questa pagina e passare ad altro.
Quest'anno avrete sicuramente appreso, come me, una nuova parola: Cherofobia. La cantava Martina Attili, una ragazzina di 16 anni, ad X-Factor. La sto ascoltando adesso, per caso, ma è esattamente quello di cui sto parlando. La mia è solo paura, di essere felice, di essere come sono, di non essere quasi mai capita. Lei canta e mentre lo fa si chiede: "Come lo spiego?" e io mi chiedo esattamente la stessa cosa. Non so spiegarlo ed ho l'impressione che gli altri sorvolino superficialmente sulle loro emozioni, mentre a me sembra di affogarci, tutte le volte che ne vengo investita.
Si, anche dalla gioia, sopratutto da quella, perché non dura mai troppo a lungo e allora vorrei controllare anche quella, ma non si può. Cercare di controllarci mentre viviamo un'emozione non ci permette di viverla e di capirne il senso. Forse non lo sapete, se non siete del mestiere, come me: ogni emozione ci comunica qualcosa, sempre, anche quando ci sembra di non afferrarlo il senso di ciò che dice. Eppure è così: gioia, tristezza, rabbia, disgusto, e così via ci parlano, ci dicono qualcosa di noi, quando stiamo vivendo un'emozione c'è sempre un motivo e,  soprattutto, un pensiero. 
Ecco, ritornando ai pensieri di cui sopra, i miei adesso sono belli ingarbugliati e dicono una cosa sola, in vari modi. 
E non vi aspettate che ve la dica adesso. Potrei scrivere per ore e non ne ho voglia. 
Ma una cosa voglio dirvela. Quando venite investiti da un' emozione e, per qualche motivo, questa vi sembra insopportabile da gestire, prestate ascolto, prestate ascolto al pensiero che si cela dietro, ma non dategli retta.
Cosa voglio dire? Dico che spesso il pensiero che vi salta alla mente, automaticamente e senza filtro alcuno, vi potrebbe dar fastidio, soprattutto se seguito da emozioni negative; alle volte è come se una vocina insistente voglia convincervi di qualcosa, solitamente qualcosa che vi fa dubitare di voi. Ecco in quel caso, scacciatelo via, ditevi che non è reale, perché non lo è davvero. Nessun pensiero può mettere in dubbio voi stessi, il vostro valore, la vostra persona. 
E allora perché spesso succede? Perché non diamo mai per falsi i prodotti della nostra mente, li produciamo noi e per questo motivo li diamo per reali in modo assoluto. Ma la mente mente! Lo fa un sacco di volte, soprattutto quando perdiamo un po' di fiducia in noi stessi. Vacilliamo e cadiamo sui nostri stessi pensieri.
Allora fate come me, dite: IO NON SONO UNA GIAPPONESE!
E a meno che voi non lo siate sul serio, funziona!
Beh, nel caso tu con gli occhi a mandorla stia leggendo e non capendoci nulla, limitati solo a dire NON è VERO!
Non ha nulla di razzista questa cosa eh! E' solo per dire un'assurdità. Perché io chiaramente non sono giapponese  e non potrei credere al fatto di esserlo sul serio, non essendolo sul serio, a meno che non fossi psicopatica, e credessi di esserlo, ma starei delirando e sarebbe un'altra storia.
Potete dire quello che volete: non sono una scimmia, un cane, un gatto, o semplicemente ripetervi che sono solo bugie.
In fondo  non possiamo controllare nulla e nemmeno i pensieri, si infiltrano come spifferi d'aria e la finestra non la puoi sigillare, eppure una volta entrati puoi gestire il freddo che portano. Come? Coprendoti di più. Ci vuole un pò di esercizio, una buona dose di terapia personale e aspettare che il vento passi da sé. 
Vi assicuro che prima di iniziare a scrivere questo post tirava un bel po' di vento e faceva un freddo pazzesco e invece adesso sto bene.

Perché io  NON SONO UNA GIAPPONESE!

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