Se non fosse stata Carola?


Se Carola fosse stata Carlo? Probabilmente sarebbe passato inosservato. Se Carola fosse stata Carlo nessuno le avrebbe augurato uno stupro. Nessuno avrebbe avuto da ridire sul suo aspetto un po’ sfatto e poco curato. Avrebbero discusso il suo operato,forse, o forse no. Forse avrebbero solo discusso delle 42 persone a bordo, sempre con disprezzo, ma forse meno. 

Essere una donna non è mai stato semplice. “Siamo così...” canzonava la Mannoia. Ma così come?

Siamo donne! Basta questo a siglarci spesso come sbagliate. 

Lo siamo nell’aspetto. Nei modi. Nella voglia che abbiamo di farci largo in una mentalità troppo maschilista. Una mentalità che ci vorrebbe allo scacco di un re matto, quanto quell’uomo che non ci rispetta, che non ci considera.

Se non fossi Lorena, se fossi stata uomo, tante di quelle volte in cui quella mascolinità l’ho subita, probabilmente adesso non starei qui a parlarvene, perché mi basterebbe gonfiarmi l’ego per sentirmi meglio. Invece torno a casa dopo una serata fuori e ho ancora gli occhi addosso di chi ha pensato di poter fare di me quello che vuole. Capita. Non facciamo finta che non sia così. Che una gonna non faccia la differenza. Che un seno prorompente non possa stare lì senza attirare sguardi e, ancora più, parole e comportamenti. Sono una donna e questa condizione sembra sia la legittimità a ricamarmi sopra tutta la predisposizione di un uomo a farmi e considerarmi roba sua, da trattare e definire a suo piacimento. 

Se non fosse stata Carola sarebbe stato diverso. Se non fossi Lorena, Gloria, Valentina , Francesca, Emilia, o Tizia e Caia sarebbe diverso. Si, purtroppo sarebbe diverso. Quello che voglio dire,a tutte noi, è che: troveremo sempre un uomo che saprà come disprezzarci e annichilirci per farsi forte, per gestire la sua piccolezza. E ancor di più troveremo donne che faranno peggio. 

Già, perché, molto spesso, siamo donne che fanno la guerra alle donne. Lo facciamo con noi stesse, tante e tante di quelle volte da non farci più nemmeno caso. Lo facciamo allo specchio. Lo facciamo sentendoci in colpa per ciò che non abbiamo e per ciò che abbiamo. Un kg di troppo, una ruga, un abito sbagliato, un comportamento fuori da quella forma che ci hanno preconfezionato addosso come fossimo delle barbie pronte alla vendita. 

Ci giudichiamo senza pietà e ci lasciamo giudicare con facilità. 

E in fondo basterebbe soltanto fare la cosa più semplice di tutte: volersi più bene. Volersi. Punto.

Basterebbe ripetersi che va tutto bene, quando ci sfuggiamo di mano, quando sentiamo che scendiamo i gradini della nostra autostima per andare incontro ai bisogni di qualcuno che non ci apprezza per ciò che siamo ma per quello che vorrebbe noi fossimo.

Basterebbe dirsi: “ ehi! Va tutto bene! Vai bene! Ti voglio bene!”

Quello che voglio dire è che ciò che conta è essere al di sopra di tutto. Tutto ciò che sta al di fuori da ciò che abbiamo deciso di essere. Perché decidiamo sempre e soltanto noi. Ricordatevelo sempre. Sorvoliamo sulle paure, voliamo. Come i gabbiani, che volano alti e se ne fregano di tutto e appena gli scappa, cagano su tutto. 

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